Fede e Scienza - Lettera di Galileo Galilei

La scienza collabora alla comprensione della Bibbia


In parole molto semplici, Galileo espone la neces­sità che la fede ha delle conoscenze scientifiche per poter separare il nucleo del messaggio biblico da ciò che è retaggio di una conoscenza limitata del mondo e della natura. La scienza e la ragione sono al servizio della fede, non le sono contrarie.

Dal che ne séguita, che qualunque volta alcuno, nell'e­sporla (la dottrina della Bibbia), volesse fermar­si sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contradizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani ed occhi, e non meno affetti corporali ed umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future; le quali proposizioni, sì come, dettante lo Spirito Santo, furono in tal guisa profferite dagli scrittori sacri per accomodarsi alla capacita del vulgo assai rozo e indisciplinato, così per quelli che meritano d'esser separati dalla plebe è necessario che i saggi esposi­tori ne produchino i veri sensi, e n'additino le ragioni particolari per che e' siano sotto cotali parole profferiti.
Ma non per questo voglio inferire, non doversi aver somma considerazione de i luoghi delle Scritture Sacre; anzi, venuti in certezza di alcune conclusioni naturali, doviamo servircene per mezi accomodatissimi alla vera esposizione di esse Scritture e all'investigazione di quei sensi che in loro necessariamente si contengono, come verissime e concordi con le verità dimostrate.
Nelle quistioni naturali e che non son de Fide prima si deva considerar se elle sono indubitabilmente dimo­strate o con esperienze sensate conosciute, o vero se una tal cognizione e dimostrazione aver si possa: la quale ottenendosi , ed essendo ella ancora dono di Dio, si deve applicare all'inve­stigazione de' veri sensi delle Sacre lettere in quei luoghi che in apparenza mostrassero di sonar diversamente.

(G.Galilei, Lettera a Cristina di Lorena, Utet, Torino)

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