Eisenberg contro i neopositivisti logici


Il valore del linguaggio naturale
(contro il neopositivismo logico)

La tendenza generale del pensiero umano nel XIX secolo è stata verso una crescente fiducia nel metodo scientifico e negli esatti metodi razionali ed ha condotto ad un generale scetticismo riguardo a quei concetti del linguaggio naturale che non si adattano alla rigida struttura del pesniero scientifico, quelli religiosi, ad esempio.
Si può dire, al contrario, che la capacità umana di comprendere può essere in certo senso illimitata. Ma i concetti scientifici esistenti abbracciano sempre solo una parte molto limitata della realtà, mentre l’altra parte, quella tuttora incompresa, è infinita.Ogni qualvolta procediamo dal noto all’ignoto noi possiamo sperare di accrescere la nostra comprensione della realtà, ma siamo anche obbligati forse ad apprendere un significato nuovo dalla parola “comprendere”. Noi sappiamo che qualsiasi comprensione deve essere fondata in definitiva sul linguaggio naturale giacché è soltanto con quello che possiamo sperare di raggiungere la realtà, e perciò dobbiamo essere scettici su ogni forma di scetticismo che si riferisca a questo concetto naturale ed ai suoi concetti essenziali. Possiamo perciò far uso di codesti concetti nel modo in cui essi sono stati sempre usati.

Uno dei tratti più importanti dello sviluppo e dell’analisi della fisica moderna è che i concetti del linguaggio naturale vagamente definiti come sono appaiono, con l’espandersi della conoscenza, più stabili che non i precisi termini del linguaggio scientifico, derivato per idealizzazione solo da limitati gruppi di fenomeni. Ciò non deve sorprendere, perché i concetti del linguaggio naturale si formano per mezzo di una relazione immediata con la realtà; essi rappresentano la realtà. E’ vero che non sono molto ben definiti e che possono perciò anche subire mutamenti nel corso dei secoli, proprio come ha fatto la realtà stessa, ma non possono mai perdere la connessione immediata che alla realtà li lega.
D’altra parte, i concetti scientifici sono idealizzazioni; essi sono derivati dall’esperienza ottenuta per mezzo di raffinati strumenti sperimentali e sono definiti con precisione attraverso assiomi e definizioni.
Ma in questo processo di idealizzazione e di precisa definizione va perduta la connessione immediata con la realtà. I concetti corrispondono ancora abbastanza da vicino alla realtà in quella parte della natura che è stata l’oggetto della ricerca. Ma la corrispondenza può andar perduta in altre parti riferentisi ad altri gruppi di fenomeni.
Tenendo presente l’intrinseca stabilità dei concetti del linguaggio naturale nel processo dello sviluppo scientifico, si vede che –dopo l’esperienza della fisica moderna- il nostro atteggiamento verso concetti come intelletto o anima umana o vita o Dio sarà diverso da quello del XIX secolo, poiché questi concetti appartengono al linguaggio naturale ed hanno perciò immediata connessione con la realtà. E’ vero che ci apparirà anche subito chiaro che questi concetti non sono ben definiti nel senso scientifico e che la loro applicazione può condurre a varie contraddizioni; ma noi sappiamo tuttavia che essi toccano la realtà. Può essere utile a questo proposito ricordare che perfino nella parte più precisa della scienza, nella matematica, noi non possiamo fare a meno di servirci di concetti che implicano delle contraddizioni. E’ ben noto, ad esempio, che il concetto d’infinito conduce a contraddizioni che sono state analizzate; eppure sarebbe praticamente impossibile costruire, senza questo concetto, le più importanti parti della matematica.


(Werner Heisenberg, Fisica e filosofia, Il Saggiatore, Milano 2008 (1958), pp. 232-234)

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